"NET NEUTRALITY"

Intervista a Vittorio Figini

Figini: “Sì alla net neutrality, ma gli OTT contribuiscano ai costi degli ISP”

La FCC (Federal Communications Commission (FCC), che è l’Authority Usa delle Comunicazioni, vuole abolire le modifiche volute dalla amministrazione guidata da Barack Obama, che aveva sancito la situazione di fatto: la net neutrality ossia la libertà della Rete. Ne parliamo con Vittorio Figini, fondatore nel 1995 di ULI - Utility Line Italia, uno dei più antichi ISP (Internet Service Provider) italiani. Figini è anche tra i fondatori, nel 2000, di MIX (Milan Internet eXchange), a tutt’oggi il primo IXP (Internet Exchange Point) italiano, il maggior “nodo” nazionale da cui passa il traffico Internet italiano.

Figini, che sono succederebbe se ci fosse Internet a due velocità?

Vittorio Figini - Fondatore di Utility Line ItaliaOggi i distributori di contenuti, i cosiddetti OTT – Over-The-Top,  come Netflix, Spotify, Youtube hanno la stessa velocità. Se venisse meno la net neutrality, alcuni contenuti e servizi sarebbero visibili a seconda dell’accordo fatto dagli OTT con alcuni ISP – Internet Service Provider, come, per intenderci, lo siamo noi, Fastweb, Tim e Vodafone.

Internet a due velocità farebbe aumentare i costi per l’utente finale?

La fine della net neutrality farebbe guadagnare quei provider che facessero accordi con gli OTT per avere i contenuti in esclusiva. Ed è per questo che negli Usa colossi delle telecomunicazioni come AT&T e ISP come BellSouth, Concast e Verizon Communications sono favorevoli  ad Internet a 2 velocità.

Donald Trump dice che la Rete a due velocità stimolerà gli investimenti e l’innovazione in Internet?

È vero il presidente Usa Donald Trump, sostenuto dalle lobbies degli ISP, dice che la Rete a due velocità stimolerà gli investimenti e l’innovazione in Internet. Anche Robert Kahn, uno dei pionieri di Internet, ha affermato che la net neutrality è uno slogan dogmatico che blocca sperimentazione e miglioramenti nel cuore di Internet. In realtà il problema delle piattaforme non richiede massimi interventi tecnologici. Si tratta di fornire maggiore banda, un po’ come, si accolga l’immagine, aumentare la portata dell’acqua in una tubatura. Dall’altra parte bisogna riconoscere che è vero che disporre di più risorse economiche può portare a maggiori investimenti nella ricerca.

C’è anche un problema di costi. A guadagnarci oggi, con Internet uguale per tutti, sono gli OTT.

Gli ISP hanno una certa ragione quando dicono che la maggiore richiesta di banda – non dimentichiamo che in Usa circa il 70% della Tv si vede via Internet – ha inevitabilmente un costo. Dall’altra parte gli OTT, pensiamo ad Amazon, Google, Microsoft, Netfix, YouTube in un certo senso se ne approfittano: loro possono continuamente creare sempre più contenuti a prescindere di quanta banda richiedono per essere usufruiti. Sanno che non è un problema loro.

La soluzione?

La soluzione potrebbe essere che gli OTT vengano incontro alle spese che gli ISP devono sostenere. Se, per esempio, YouTube richiede sempre più banda, è giusto che  la stessa piattaforma contribuisca ai costi della stessa banda che ricadono sull’ISP per evitare l’aumento del prezzo pagato dall’utente finale. Anche per questo è importante educare gli stessi utenti, che ora spendono 20 euro al mese e pretendono di vedere film, ascoltare, musica, magari utilizzando Internet e la posta elettronica in modo illimitato. La banda di Internet non è infinita.

Che cosa pensa circa la situazione in Europa e in Italia?

La normativa UE tutela la neutralità, ma prevede eccezioni, come le corsie preferenziali per servizi specializzati, rallentamenti di servizi, differenziazioni di traffico. In Italia una forma di corsia differenziata è  lo Zero-rating, utilizzato principalmente dagli operatori mobile, la pratica di fornire accesso a Internet senza costi sotto certe condizioni, per esempio permettendo l’accesso soltanto a certi siti web o sovvenzionando il servizio tramite pubblicità.  Interessante, sempre riguardo all’Italia, è la Dichiarazione dei diritti e doveri di Internet,  che fa l’associazione tra la net neutrality e i diritti fondamentali delle persone.

Vista la situazione, che consigli dà a un utente che vuole scegliere un ISP?

È importante scegliere un ISP con consapevolezza, conoscerne la policy e i contenuti tecnologici. Anche la comunicazione è fondamentale. Si pensi al famoso slogan pubblicitario “fino a 100 Mega”, che può creare una certa confusione negli utenti. Noi per esempio garantiamo una banda minima garantita.

Manca libertà?

E’ sbagliato che ci siano corsie preferenziali perché l’Internet a due velocità va a inficiare la libertà della Rete, che è l’ultima grande rivoluzione dell’umanità, come lo furono la macchina a vapore e l’elettricità. Detto più semplice: è giusto che per accedere a Google o per vedere Netflix si debba essere abbonati a un determinato provider?

Che consiglio dà ai politici e alle autorità italiane?

Più elementi ci fanno pensare che la net neutrality è fondamentale, aspetti che la politica dovrebbe avere ben chiari. È sotto gli occhi di tutti l’importanza della Rete come strumento della democrazia. Si pensi all’informazione, alla questione delle fake news e alla pubblica amministrazione online. O ancora alle Start-Up, che spesso sono lanciate da giovani con risorse economiche limitate, ma sono importantissime per l’economia e la crescita. Le Start-Up senza Internet libero non potrebbero esistere. Anche Facebook non si sarebbe affermato con Internet a due velocità.


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